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Viviamo immersi in un universo sonoro nel quale la voce viva, ascoltata nello stesso luogo e momento della sua emissione, è intrecciata ad altre voci mediate da apparati tecnologici. Apparentemente indistinguibili, queste voci richiedono di riflettere sulla mediazione operata dagli strumenti che le producono e diffondono. A partire dalla contemporaneità dobbiamo interrogarci sulla relazione tra il corpo e la voce, tra il potere di chi la possiede e quello di chi la media, tra la voce umana e quella trasformata e generata da sistemi artificiali, dal live electronics alle reti neurali. La mediazione tecnologica della voce spazia dalla voce fonografica, che rappresenta l’oggetto di ascolto più diffuso nel mondo globalizzato, alle forme di sperimentazione vocale e tecnologica, che offrono un osservatorio straordinario sulle trasformazioni in atto nel corpo virtuale della voce.
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In questo numero di Etnografie Sonore / In this number:- Nico Staiti - Le zampogne raffigurate sul soffitto ligneo della Cattedrale di Nicosia (Sicilia, XV sec.)
- Luisa Hoffmann - La ricerca etnomusicologica di Giuseppe Ganduscio in Sicilia (1962-1963)
- Vincenzo Della Ratta - From Bamboo to Metal: The Relationship between Bamboo Instruments and Gong Ensembles in the Central Highlands of Vietnam
- Silvia Bruni - «Oh my Lord ʿAbd al-Qādir»: Text and context in jīlāla ritual songs in Morocco
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Jia Ruskaja (Kerč’, 6 gennaio 1902 - Roma, 19 aprile 1970) è stata una danzatrice, coreografa, teorica della danza italiana; ha fondato l’Accademia Nazionale di Danza e la Fondazione dell’Accademia Nazionale di danza. È stata la donna che ha intessuto rapporti pubblici e privati con le maggiori personalità della cultura coreutica, artistica e politica del Novecento italiano ed internazionale. Diva e icona glamour della danza libera italiana, nonostante le origini tartare è da considerarsi a tutti gli effetti un’artista nostrana. L’intelligenza, la sagacia nonché la personalità volitiva, le hanno concesso di entrare nel mondo coreutico pur non essendo una danzatrice di formazione, percorrendo con disinvoltura gran parte del Novecento a partire dagli anni del futurismo, per ritrovarsi regina della danza nel ventennio fascista. «Danzatrice e poetessa della danza, è una creatura molto interessante, una personalità. Personalità ineguale e attraente che fonde in un’armonia maravigliosa di linee fisiche e spirituali aspetti vari e mutevoli di una figura e di un carattere. È la sintesi compiuta e inquadrata di varie epoche, di varie razze, di vari temperamenti; è un contrasto e un accordo», tutto questo è Jia Ruskaja: la dea danzante.
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Percorsi di etnomusicologia ripercorre i molteplici itinerari di questa disciplina che, fin dai suoi esordi alla fine del XIX secolo, ha visto un susseguirsi di correnti teoriche-metodologiche rivolte a conoscere le diverse culture musicali. L'affascinante viaggio nella storia della disciplina permetterà di guardare ai modi in cui i ricercatori, nel corso del tempo, si sono avvicinati a tali culture, le hanno analizzate e interpretate avanzando interessanti e multiformi proposte ermeneutiche.
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Nei grandi centri urbani della Birmania centrale (Myanmar), canti, melodie e ritmi dell’ensemble musicale nat hsaing richiamano un elaborato pantheon di spiriti locali, che danzano manifestandosi attraverso i corpi di professionisti rituali, interagendo così con i loro devoti nel corso di lunghe cerimonie private. In Nat hsaing, Lorenzo Chiarofonte presenta una vivida narrazione dello svolgimento di una cerimonia per gli spiriti. Coniugando la forma di dettagliato resoconto etnografico con l’analisi performativa, il volume descrive i diversi momenti e i tanti protagonisti del rituale. Il volume, presentato da Giovanni Giuriati, è accompagnato da un consistente apparato multimediale di numerosi esempi audio-video raccolti in Birmania e si rivolge a studiosi di etnomusicologia, antropologia, orientalisti e storici delle religioni.
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Il suono della memoria è il filo conduttore di questo libro, che racconta l’esperienza della musica contemporanea nelle sue interazioni con la dimensione del tempo storico, tra utopia del passato e nostalgia del futuro. La scena immaginaria dell’ascolto e la risonanza del mito nel teatro musicale sono al centro di una narrazione che ci conduce nel laboratorio creativo di quattro compositori italiani di generazioni diverse – Goffredo Petrassi, Luciano Berio, Bruno Maderna e Salvatore Sciarrino – per mettere a fuoco i tratti di un genere musicale che ha svolto un ruolo decisivo nella cultura della seconda metà del Novecento. Un viaggio tra etica ed estetica, scrittura e suono, artigianato e stile, per scoprire che il suono della memoria potrebbe essere proprio quello di cui abbiamo bisogno, e che desideriamo di più.
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Itinerari della canzone tra i media esplora il ruolo della canzone popolare nella storia sociale, culturale e artistica delle società contemporanee attraverso gli immaginari, le narrazioni e le trasmissioni. Itinerari della canzone tra i media esplora il ruolo della canzone popolare nella storia sociale, culturale e artistica delle società contemporanee attraverso gli immaginari, le narrazioni e le trasmissioni. Ogni saggio è incentrato sull’analisi di un singolo brano e dei passaggi che compie attraverso i media e le opere in cui è inscritto. La canzone diventa quindi un oggetto (inter/trans)mediale che ci permette di approfondire diverse questioni tra cui: il ruolo della canzone nel panorama mediale; come si articola la narrazione di un brano; le relazioni che si stabiliscono tra media e pubblico tramite la canzone; le questioni di genere e di rappresentazione.
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Il volume concerne i drammi per musica di Alessandro Scarlatti dal Flavio Cuniberto, allestito a Pratolino nel 1702, alla Griselda, apparsa a Roma nel 1721. Vengono prese in considerazione le “prime” intonazioni la cui responsabilità sia attribuibile per intero al musicista palermitano, più le tarde rielaborazioni d’autore per Roma di due dei lavori scritti originalmente per Pratolino: Turno Aricino (1720) e Arminio (1722). La materia è suddivisa in due parti: la prima contiene sia un esame dei soggetti, dei nuclei drammatici e degli eventuali accomodi (in caso di libretti di lungo corso) dei drammi per musica di Scarlatti, sia un quadro delle caratteristiche stilistiche e formali della musica in ottica generale e sistematica; la seconda parte descrive più in dettaglio, e in prospettiva cronologica, le intonazioni di cui sussistano fonti, in specie riguardo ai rapporti e alle alternative possibili fra musica, parole e gesto negli snodi melo-drammatici di maggior rilievo.
SOMMARIO
PREMESSA ELENCO DEGLI ESEMPI MUSICALI ASPETTI STORICI, ESTETICI E FORMALI Luoghi, occasioni, drammi Scene comiche Forme e mezzi compositivi LE OPERE Il Flavio Cuniberto Arminio Turno Aricino Il Mitridate Eupatore Il trionfo della libertà L’amor volubile e tiranno La principessa fedele La fede riconosciuta Il Ciro Scipione nelle Spagne L’amor generoso Tigrane Carlo re d’Alemagna Telemaco Cambise Marco Attilio Regolo Griselda ESEMPI MUSICALI BIBLIOGRAFIA INDICE DEI NOMI -
Galoba è il termine con cui in georgiano si definisce il canto liturgico. Questa forma espressiva, adatta alla preghiera, è caratterizzata dalla polifonia vocale a tre parti che ha accompagnato la lunga storia del Cristianesimo nel paese caucasico. Anche nelle situazioni di diaspora, come quella descritta in questo volume, il repertorio del canto liturgico polifonico è percepito ed eseguito come segno di una possibile memoria collettiva nazionale, ricostruita e coltivata meticolosamente nei decenni successivi la nascita della Repubblica indipendente. Portavoce di questo patrimonio culturale, denso di significati estetici e sociali, sono le coriste che, ogni domenica, nella chiesa ortodossa georgiana del quartiere Monti di Roma, accompagnano la Divina Liturgia con il canto (galoba) . Dall’analisi delle attività di queste donne, e anche dai loro racconti, emerge pienamente la rilevanza del loro ruolo di interpreti del canto di chiesa nella mediazione tra il paese d’origine e la coraggiosa costruzione di nuovi percorsi di vita, altrove.
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Il volume è uno studio etnomusicologico secondo l’approccio “bi-musicale” sulla tradizione di canto femminile denominata sindhen. Fiorita nelle corti di Yogyakarta e Surakarta (Giava centrale, Indonesia) tra i secoli XVIII e XIX, in un periodo di restaurazione dei costumi, la prassi sindhen si è diffusa enormemente fino a divenire una delle tradizioni vocali più rappresentative della cultura indonesiana. I requisiti fondamentali della sindhen indicati come rupa (“aspetto”), guna (“conoscenza”) e swara (“voce”) sono quelli che ancora guidano le cantanti odierne che aspirino ad esibirsi nei contesti più tradizionali nonostante la forte apertura alle innovazioni del secolo corrente che determinano nuove trasformazioni nella prassi canora e nella concezione dell’artista femminile nella società. La presentazione del volume è di Giovanni Giuriati.
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In questo numero di Etnografie Sonore / In this number:- Francesca Billeri - Amusing the Spirits through the Music: Coul Ruup Rituals in Cambodia
- Delia Dattilo - Voci italiane dalla West Coast: le audioregistrazioni di Sidney Robertson Cowell (California 1939)
- Roberto Milleddu - La musica sarda di tradizione orale alla radio: un primo inquadramento (1920-1980)
- Lorenzo Chiarofonte - The Dance of the Drunkard Prince. A Celebration for the Spirits in Central Burma (Myanmar)
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- Delia Dattilo - Voci italiane dalla West Coast: le audioregistrazioni di Sidney Robertson Cowell (California 1939)
- Roberto Milleddu - La musica sarda di tradizione orale alla radio: un primo inquadramento (1920-1980)
- Lorenzo Chiarofonte - The Dance of the Drunkard Prince. A Celebration for the Spirits in Central Burma (Myanmar)
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In questo numero di Etnografie Sonore / In this number:- Sergio Bonanzinga - Forgiare la musica. Da Tubal-Kain ai mastri ferrai siciliani
- Alessandro Cosentino - “Resettled” Musical Practices of the Nharo from D’kar (Botswana)
- Michele Segretario - Aurality and the Tactics of Resistance in Spanish America (1539-1675)
- Maria Semi - Delgamuukw v. the Queen. Cronache di un ascolto giudiziario
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Per la prima volta in questo libro vengono raccolti gli scritti e pubblicate le conferenze di uno dei più importanti e prolifici compositori cinematografici italiani, che non ha tuttavia richiamato l’attenzione degli studiosi quanto i contemporanei Rota e Morricone. In questi testi, accompagnati da una selezione di interviste, Angelo Francesco Lavagnino spiega – al pubblico o a interlocutori come Giulietta Masina e Marco Giusti, in modo preciso e professionale, ma anche con tono ironico e scanzonato – in cosa consista il difficile mestiere del musicista cinematografico, una professione che lui stesso contribuì a ridefinire integralmente attraverso una pratica a tutto campo e una meditata riflessione sul rapporto fra suono, musica e immagine.
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Dies irae connette in un percorso che si dispiega nel tempo, dal Cinquecento all’Ottocento, evidenze antropologiche, riflessione filosofica, dati statistici ed esperienze artistiche, per dare un senso alla storia del requiem, immagine riflessa degli uomini rinviataci dalla storia della morte. Per individuare nessi coi percorsi della coscienza collettiva sulla morte, in Dies irae la storia del requiem è stata interrogata da una prospettiva musicale, volta a osservare, da diverse angolazioni (storia della mentalità, ricerca documentaria d’archivio, analisi musicale), momenti e opere. Due i principali percorsi d’indagine: le origini della messa per i defunti e il rapporto tra musica e testo liturgico; il cammino di secolarizzazione del requiem letto attraverso la lente di messe composte negli anni della Rivoluzione francese e della Restaurazione.