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  • In February 2014 an international seminar on musical dynamics and creativity in Africa was held at Tor Vergata University of Rome. The topic and the approach were strongly influenced by issues that Gerhard Kubik believed should have been addressed for a long time, such as the attention to cultural and social dynamics, with a specific emphasis on the creativity of individuals. Beside his keynote address, Music Traditions, Change and Creativity in Africa includes the contributions presented by scholars from different countries, particularly active in the East African area and in dialogue with Italian researchers who have field experience in the same region. Along with the papers multimedia contents are also available online.
  • Sono riunite in questo volume due opere di Guido Menasci: L'Autunno, raccolta di tre brevi componimenti in prosa, e Il libro dei ricordi, serie di poesie, edite per la prima volta a Livorno rispettivamente nel 1901 e nel 1894.

    La prosa e la poesia di Menasci hanno tutte le caratteristiche del decadentismo italiano e lasciano al lettore un dolce senso di oblio, di perdita di qualcosa che è esistito ma che ormai si scorge solo come un sereno ricordo lontano.

  • A un anno dalla scomparsa di Arrigo Boito (1918), un importante critico letterario italiano dedica la prima monografia alla vita e alle opere dello scapigliato. Testo necessario per una profonda comprensione non solo del Boito letterato, ma anche del Boito musicista. Pompeati racconta le trame sottese alla scrittura di capolavori come Re Orso, Mefistofele - del quale dà un'interessante interpretazione anche musicale - e l'ultimo Nerone, affrontando fra l'altro pure la faccia allegra e forse meno nota di Boito con Basi e bote. Al testo è aggiunta la prefazione di Renzo Bragantini, italianista, già ordinario di Letteratura Italiana all'Università "La Sapienza" di Roma.
  • La figura di Jia Ruskaja si colloca in una posizione liminale e innovativa nella storia della danza italiana del primo Novecento, incarnando un incontro raro ma cruciale tra corpo danzante e superficie muta del cinema. Questo volume indaga quella intersezione tra gesto e immagine, tra mito e macchina da presa, tra improvvisazione coreutica e scrittura visiva. L’analisi delle due apparizioni cinematografiche dell’artista – Gli ultimi giorni di Pompei (1926) e Giuditta e Oloferne (1928) – consente al volume di ricostruire un capitolo trascurato della storia culturale italiana, riportando alla luce una figura artistica marginalizzata e una pratica coreografica colta nel suo momento più fertile: l’alleanza con il cinema muto. Tra le prime attrici-danzatrici italiane ad aver realizzato un nudo sullo schermo, Jia Ruskaja trasforma il proprio corpo in soggetto attivo e interrogante, capace di sovvertire gli sguardi normativi e di affermare una presenza espressiva, politica e poetica. Attraverso pratiche di sperimentazione e improvvisazione, elabora una grammatica del gesto inedita, costruita su immagini cine-coreutiche come la posa-iconema: un segno-soglia plastico e concettuale, posto al confine tra movimento e immobilità, tra stile e pensiero, tra visione e trasmissione. La danza del silenzio si configura come uno studio interdisciplinare che integra coreologia, teoria della performance e riflessioni sul corpo e sull’immagine, offrendo una lettura critica della relazione tra danza e cinema nella modernità. L’analisi così concepita indaga le forme di trasmissione e le pratiche di archiviazione del gesto, interpretando il film muto come spazio di emersione di un pensiero corporeo, di una memoria somatica e di una politica del corpo. Il volume si propone come una riattivazione critica e teorica dell’archivio danzato, affermando il corpo come luogo di senso, resistenza e visione.
  • Il volume coniuga gli studi sulla migrazione con quelli legati alla musica e alla spiritualità nelle differenti chiese cristiane presenti nella città di Roma. Si è scelto per il titolo un termine inglese, Praises, in quanto lingua impiegata dai fedeli di tutte le chiese oggetto delle etnografie musicali presenti nel volume. Tali comunità di fede si caratterizzano per una composizione mono o multi-nazionale, e vengono indagate dagli autori dei saggi attraverso etnografie in grado di restituire la bellezza e ricchezza delle rispettive pratiche musicali e il rapporto che queste hanno con la città di Roma, in una prospettiva di feconda e reciproca conoscenza. In Praises, inoltre, alcuni saggi inquadrano storicamente le dinamiche migratorie in relazione con la religione e con l’Urbe. I contributi sono corredati da un apparato multimediale che comprende fotografie, audio e filmati documentati sul campo.
  • Ambientato in Sardegna, Sing Me Back Home esplora la lingua e la cultura attraverso la scrittura di canzoni come metodo etnografico. Kristina Jacobsen si chiede, dopo tredici mesi di lavoro etnografico sul campo durante i quali ha scritto canzoni con musicisti, artigiani, pastori, poeti e attivisti linguistici sardi: Come vengono narrate le vite e le ideologie linguistiche sarde sullo sfondo della musica americana? Il libro mostra come i musicisti sardi cantino la loro storia tra le righe. Rivela come le canzoni sarde diventino un sito di trasduzione in cui, attraverso il processo di scrittura, registrazione ed esecuzione delle canzoni, l'energia di un genere musicale e di una cultura linguistica venga sfruttata per indicarne un altro molto più vicino a casa.
  • Un’inedita esplorazione dell’itinerario artistico di Martino Traversa, compositore apolide della musica contemporanea italiana. La sua produzione coniuga un ardito neomodernismo – esito personalissimo della ricezione del “secondo” Boulez – con una urgenza retrospettiva, vissuta come frangia estrema del debussysmo e del ravelismo. Erma bifronte tra utopia e nostalgia, persegue un rigoroso costruttivismo sonoro sia nelle opere solistiche, cameristiche e sinfoniche sia nel versante elettronico ed elettroacustico. Profondamente avverso a qualsiasi radicalismo concettuale o anti-musicale, ha coltivato un cammino compositivo autonomo, fuori dagli schemi e lontano dalle accademie, guardando più all’Europa che all’Italia. Ne delinea il composito ritratto la struttura quadripartita e pluridisciplinare del volume: sei contributi musicologici affidati, oltre ai due curatori, ad Alfonso Alberti, Marco Angius, Gian Paolo Minardi e Curtis Roads; due approfondimenti dialogici con lo stesso compositore e con Angius; quattro conversazioni con i suoi interpreti storici: Irvine Arditti, Mario Caroli, Garth Knox, Ciro Longobardi; un’appendice conclusiva su un’installazione intermediale curata da un musicologo, Lombardi Vallauri, un critico letterario, Fabio Vittorini, e una storica dell’arte, Francesca Pola.
  • La musica a cui si riferisce il titolo di questo libro è, da una parte, la musica che Jean-Jacques Rousseau ascoltò fin da bambino commuovendosi fino alle lacrime e che lo consolò nelle difficoltà dell’età avanzata: musica semplice e piacevole, “naturale” come egli la dice; ed è anche la musica “imitativa”, musica d’arte raffinata e complessa di cui seppe descrivere le dinamiche tecniche e linguistiche nel loro percorso storico e indovinarne il futuro sviluppo; ma è soprattutto l’idea di musica da lui elaborata all’interno della riflessione sull’origine, sulle società, sui linguaggi, e a cui affidò la proiezione del suo io inquieto. Musica risonante e musica teorizzata interagiscono già nella prima prova pubblica di Jean-Jacques Rousseau, la presentazione all’Acadèmie des Sciences parigina di un nuovo sistema di notazione, e nel suo primo scritto pubblicato che lo spiegava nei dettagli e nelle motivazioni. Così sarà in tutte le sue prove musicali fino al Pygmalion quando l’altezza del compito affidato all’artista – la conciliazione di natura e cultura – lo sgomenta tanto da indurlo al silenzio.

    Sommario

    Introduzione Jean-Jacques e Rousseau Prime esperienze musicali Un’idea nuova Un lavoro straordinario Le due musiche Le Devin du village L’origine Un’altra origine L’arte del musicista Il teatro Pygmalion Le grand Faiseur Consolazioni Segni grafici Riferimenti bibliografici Indice dei nomi

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