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I processi creativi e compositivi propri della moderna canzone d’autore, intesa come fenomeno culturale e genere poetico-musicale non solo italiano ma di respiro internazionale, attendono ancora oggi di essere studiati in modo approfondito, sulla base di riflessioni e metodologie adeguate; quelle qui proposte in via sperimentale riguardano il caso specifico ma altamente rappresentativo di Chico Buarque (Rio de Janeiro, 19 giugno 1944), esponente di punta della Música Popular Brasileira, prolifico e ancora attivo artefice di uno dei più ricchi e autorevoli canzonieri della nostra epoca. La suddivisione del volume in due parti ne riflette il duplice taglio teorico-estetico e filologico-analitico, reso possibile, su entrambi i piani, dalla generosa disponibilità dimostrata dal cantautore brasiliano nei confronti dello studioso suo interlocutore: alla base dell’intero lavoro vi è infatti una serie di conversazioni dirette e scambi epistolari, integrata da una non meno preziosa messe di materiali sonori privati messi a disposizione dallo stesso cantautore per uno studio finalmente concreto e sistematico del suo processo compositivo. La trascrizione e analisi di 24 schizzi e abbozzi sonori (alcuni dei quali digitalizzati e resi fruibili all’ascolto in forma di file audio mp3), in particolare, ha permesso di ricostruire la nascita e graduale messa a fuoco, musicale prima ancora che verbale, della canzone Carioca (1998), capolavoro della maturità, ora apprezzabile anche come il frutto di una delle più articolate, faticose e metamorfiche imprese creative di Chico Buarque.
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In questo volume, Vincenzo Della Ratta guida il lettore in un affascinante viaggio alla scoperta del complesso rapporto che intercorre tra la morte e i gong presso i jarai, un gruppo etnico degli Altipiani Centrali del Vietnam. I gong svolgono un ruolo cruciale nelle celebrazioni funebri dei jarai, poiché scandiscono i diversi momenti del lungo percorso rituale che culmina con l’Abbandono della tomba, la cerimonia con cui ci si congeda definitivamente dal defunto. Per consentire al lettore di comprendere il legame tra ensemble di gong e rituali funebri, l’autore presenta, inoltre, le concezioni dei jarai rispetto alla morte, la descrizione dello svolgimento dei rituali e anche la particolare configurazione dei cimiteri dove tali rituali hanno luogo. Il volume, presentato da Giovanni Giuriati, è accompagnato da un consistente apparato multimediale di numerosi esempi audio-video raccolti in Vietnam e si rivolge a studiosi di etnomusicologia, antropologia, orientalisti e storici delle religioni.
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Ambientato in Sardegna, Sing Me Back Home esplora la lingua e la cultura attraverso la scrittura di canzoni come metodo etnografico. Kristina Jacobsen si chiede, dopo tredici mesi di lavoro etnografico sul campo durante i quali ha scritto canzoni con musicisti, artigiani, pastori, poeti e attivisti linguistici sardi: Come vengono narrate le vite e le ideologie linguistiche sarde sullo sfondo della musica americana? Il libro mostra come i musicisti sardi cantino la loro storia tra le righe. Rivela come le canzoni sarde diventino un sito di trasduzione in cui, attraverso il processo di scrittura, registrazione ed esecuzione delle canzoni, l'energia di un genere musicale e di una cultura linguistica venga sfruttata per indicarne un altro molto più vicino a casa.
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Viviamo immersi in un universo sonoro nel quale la voce viva, ascoltata nello stesso luogo e momento della sua emissione, è intrecciata ad altre voci mediate da apparati tecnologici. Apparentemente indistinguibili, queste voci richiedono di riflettere sulla mediazione operata dagli strumenti che le producono e diffondono. A partire dalla contemporaneità dobbiamo interrogarci sulla relazione tra il corpo e la voce, tra il potere di chi la possiede e quello di chi la media, tra la voce umana e quella trasformata e generata da sistemi artificiali, dal live electronics alle reti neurali. La mediazione tecnologica della voce spazia dalla voce fonografica, che rappresenta l’oggetto di ascolto più diffuso nel mondo globalizzato, alle forme di sperimentazione vocale e tecnologica, che offrono un osservatorio straordinario sulle trasformazioni in atto nel corpo virtuale della voce.
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In February 2014 an international seminar on musical dynamics and creativity in Africa was held at Tor Vergata University of Rome. The topic and the approach were strongly influenced by issues that Gerhard Kubik believed should have been addressed for a long time, such as the attention to cultural and social dynamics, with a specific emphasis on the creativity of individuals. Beside his keynote address, Music Traditions, Change and Creativity in Africa includes the contributions presented by scholars from different countries, particularly active in the East African area and in dialogue with Italian researchers who have field experience in the same region. Along with the papers multimedia contents are also available online.
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Il volume è un’etnografia musicale del culto napoletano della Madonna dell’Arco. Praticato nell’agro nolano a partire dal XV secolo e attualmente molto diffuso fra i ceti popolari della provincia di Napoli e della città stessa, il culto si è sviluppato, soprattutto nell’ultimo secolo, in un contesto – Napoli e il suo hinterland – compiutamente metropolitano. La devozione per la Madonna dell’Arco costituisce attualmente un fenomeno estremamente vitale, impegna più di centomila devoti nel pellegrinaggio annuale che si svolge il Lunedì dell’Angelo presso il Santuario di Sant’Anastasia, e, almeno nel corso della sua storia recente, non ha conosciuto periodi di declino o di interruzione delle attività rituali. Nei riti dei “battenti” gli elementi coreutico-musicali hanno un ruolo centrale.
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Il volume è uno studio etnomusicologico secondo l’approccio “bi-musicale” sulla tradizione di canto femminile denominata sindhen. Fiorita nelle corti di Yogyakarta e Surakarta (Giava centrale, Indonesia) tra i secoli XVIII e XIX, in un periodo di restaurazione dei costumi, la prassi sindhen si è diffusa enormemente fino a divenire una delle tradizioni vocali più rappresentative della cultura indonesiana. I requisiti fondamentali della sindhen indicati come rupa (“aspetto”), guna (“conoscenza”) e swara (“voce”) sono quelli che ancora guidano le cantanti odierne che aspirino ad esibirsi nei contesti più tradizionali nonostante la forte apertura alle innovazioni del secolo corrente che determinano nuove trasformazioni nella prassi canora e nella concezione dell’artista femminile nella società. La presentazione del volume è di Giovanni Giuriati.
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Nei grandi centri urbani della Birmania centrale (Myanmar), canti, melodie e ritmi dell’ensemble musicale nat hsaing richiamano un elaborato pantheon di spiriti locali, che danzano manifestandosi attraverso i corpi di professionisti rituali, interagendo così con i loro devoti nel corso di lunghe cerimonie private. In Nat hsaing, Lorenzo Chiarofonte presenta una vivida narrazione dello svolgimento di una cerimonia per gli spiriti. Coniugando la forma di dettagliato resoconto etnografico con l’analisi performativa, il volume descrive i diversi momenti e i tanti protagonisti del rituale. Il volume, presentato da Giovanni Giuriati, è accompagnato da un consistente apparato multimediale di numerosi esempi audio-video raccolti in Birmania e si rivolge a studiosi di etnomusicologia, antropologia, orientalisti e storici delle religioni.