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Una Carmen “rinnovata”?

Il 7 gennaio è andata in scena al Teatro del Maggio – Opera di Firenze una Carmen di Bizet che ormai da giorni aveva lungamente fatto parlare di sè. Infatti la notizia dell’alternativa scelta registica di modificare il finale dell’opera girava nell’ambito musicale da tempo, facendo discutere e creando scalpore.

La scelta registica in Carmen e il finale cambiato

Durante la rappresentazione il corso della narrazione scorre come da tradizione (tralasciando l’ambientazione anni ’90 in un campo nomade, scelta in linea con altre regie contemporanee alle quali siamo ormai abituati) fino al finale, momento in cui la protagonista dovrebbe essere uccisa per mano di Don Josè. Questo momento, che determinerebbe il climax della tragedia nell’opera di Bizet e che definirebbe il predetto destino della sigaraia, viene stravolto e rovesciato dal regista, Leo Muscato, il quale decide non solo di graziare Carmen, ma fa uccidere a lei stessa il suo aguzzino con una rivoltellata. Tuttavia, nel momento dell’uccisione di Don Josè, la pistola di Carmen ha fatto cilecca (forse Bizet non era d’accordo con lo stravolgimento della sua opera).

La scelta registica vuole essere, a detta delle dichiarazioni di Muscato, un inno contro il femminicidio. In un momento storico come quello odierno, nel quale la problematica della violenza contro le donne è più sentita che mai (vedi caso Weinstein e simili) e alla quale si cerca di reagire da un punto di vista politico, sociale e culturale sia a livello comunitario che a livello personale, la scelta di ribaltare il finale di un’opera come Carmen si pone come scelta simbolica da parte del Maggio Musicale e Carmen – una donna molto più complessa, ad esempio, della Santuzza della Cavalleria Rusticanadiventa il prototipo della donna che si ribella ai soprusi.

Reazioni

Tuttavia questa scelta registica non è stata eccessivamente apprezzata dal pubblico presente alla prima del 7 gennaio e Muscato è stato lungamente fischiato e contestato al momento della sua uscita in scena. Muscato però afferma che: «Mi sarei aspettato reazioni non per il cambio del finale ma più per l’ambientazione nel campo Rom»; la scelta azzardata che vuole stupire crea sicuramente un importante precedente nell’ambito operistico e teatrale.

L’opera andrà in scena a Firenze fino al 18 gennaio. Bene o male, l’importante è che se ne parli? Ai posteri l’ardua sentenza.