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Antonio Somma e “La maschera del giovedì grasso”

Scritta da Antonio Somma, La maschera del giovedì grasso è un poemetto dai toni gotici, fosco e inquieto, ambientato durante la rivolta del cosiddetto “Crudele giovedì grasso” (1511).

Somma, avvocato e drammaturgo, è stato una personalità importante del Risorgimento, soprattutto nel Nord-Est dell’Italia. Nato a Udine nel 1809, fu sempre legato alla sua terra.

Al Friuli e in particolare alla sua Udine è dedicato il poemetto La maschera del giovedì grasso, durante la quale due fazioni di nobili si scontrarono fomentando la rivolta dei contadini contro le autorità del luogo.

Quando giunse a Venezia negli anni Quaranta, diventò una delle persone più influenti fra i risorgimentali durante i moti del 1849; proprio a Venezia, fu tra i fondatori de La Favilla, giornale irredentista; la sua attività di patriota lo rese molto noto, dove una gran folla partecipò a una manifestazione in suo onore un mese dopo la morte.

E proprio a Venezia, Somma conobbe alcuni dei più stretti collaboratori di Giuseppe Verdi, fra i quali Francesco Maria Piave (il librettista di Traviata e Rigoletto). Tramite lui, entrò in contatto con Verdi, con il quale collaborò ad un primo progetto di opera, basato sul Re Lear di Shakespeare. Somma scrisse due diversi libretti per questo nuovo Re Lear ma l’opera rimase incompiuta.

Verdi e Somma collaborarono invece proficuamente per Un ballo in maschera, tratto dalla pièce teatrale Gustave III où Le bal masqué di Scribe, che andò in scena per la prima volta a Roma nel 1859. Nello stesso periodo Somma scrisse Cassandra, che ebbe un discreto successo sia in Italia che all’estero, grazie anche all’interpretazione di una delle più celebri attrici dell’epoca, Adelaide Ristori, alla quale fra l’altro Cassandra era dedicata. A Parigi in particolare ricevette grandi plausi da Théophile Gautier, e fu subito tradotta dopo la prima rappresentazione (12 maggio 1859, Théâtre italien de Paris).

La storia del Ballo in maschera non fu una delle più fortunate per Verdi e Somma. Creata grazie ad un accordo fra gli artisti e il Teatro San Carlo di Napoli (1857), il libretto incontrò comunque lo sfavore della censura, perché – in epoca risorgimentale – parlava di regicidio. Il libretto e l’intera opera vennero allora pesantemente trasformati; il titolo venne prima cambiato in Una vendetta in Domino e poi in Adelia degli Adimari. Né Somma né Verdi furono però d’accordo e la questione venne portata in tribunale.