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Etnomusicologia NeoClassica: musichemigranti e oltre

Dopo Etnografie Sonore / Sound Ethnographies, NeoClassica apre il suo catalogo anche a due collane di carattere etnomusicologico. La prima chiamata musichemigranti, creata in collaborazione con gli etnomusicologi dell’Università “Tor Vergata” di Roma, indaga le musiche dei migranti in Italia; la seconda, diretta derivazione della rivista, è intitolata Quaderni di Etnografie Sonore / Sound Ethnographies Series e raccoglie i più vari contributi etnomusicologici.

musichemigranti

A partire dal 2019 è stato stretto un accordo con l’équipe di ricerca diretta da Serena Facci, professoressa di Etnomusicologia all’Università “Tor Vergata” di Roma, per la pubblicazione di una serie di volumi sulle musiche dei migranti in Italia; la collana musichemigranti è organizzata da un comitato scientifico che comprende Giorgio Adamo, Grazia Tuzi (Sapienza – Università di Roma) e Fulvia Caruso (Università di Pavia-Cremona). Il suo intento è di esplorare le modalità con le quali le comunità di migranti hanno trasformato il modo di praticare la musica in Italia e abbiano a loro volta mutato il modo di intendere la musica; il gruppo di ricerca si è focalizzato in principio sulle comunità presenti a Roma, ma si è ben presto rivolto anche a realtà dell’intero territorio italiano.

Queste le parole di Serena Facci tratte dalla prefazione al libro che inaugura la collana musichemigrantiEsengo – Pratiche musicali liturgiche nella chiesa congolese di Roma scritto da Alessandro Cosentino:

Il libro di Alessandro Cosentino è il primo di una serie di agili volumi dedicati agli esiti di un progetto di ricerca avviato nel 2012 da alcuni etnomusicologi dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” .
L’idea primaria del gruppo di ricerca è stata creare e conservare, archiviandola, una documentazione audiovisiva delle pratiche musicali-religiose che vengono esperite nei luoghi di culto di Roma frequentati soprattutto da fedeli immigrati.
L’obiettivo dunque era quello di fotografare occasioni rituali che a partire dagli anni Novanta hanno trasformato, a nostro avviso arricchendola, la sonosfera di una delle città sacre più importanti nel mondo. La foto si è rivelata ben presto in movimento – come quella che Cosentino ha scelto per la copertina di questo libro – in quanto la realtà che abbiamo osservato in questi anni è continuamente esposta a dinamiche spesso sconvolgenti in cui la macrostoria, che ingloba sia i movimenti migratori degli ultimi anni sia il vissuto degli oriundi italiani, si incontra con le microstorie dei singoli migranti e con quelle dei ricercatori stessi.
In particolare il lavoro ha riguardato le comunità cristiane non italiane che sono ospitate in diverse chiese della capitale, come per esempio la congolese di cui si parla in questo libro.

 

Quaderni di Etnografie Sonore / Sound Ethnographies

Alla collana diretta da Serena Facci se ne affianca una che deriva dall’ormai consolidata esperienza della rivista di etnomusicologia Etnografie Sonore / Sound Ethnographies e dell’ampio comitato direttivo, redazionale e scientifico di cui la rivista gode. I Quaderni di Etnografie Sonore / Sound Ethnographies Series saranno editi in due lingue, italiano e inglese, così come la stessa rivista. La serie di libri avrà carattere miscellaneo – intendendo così accogliere gli aspetti e i campi più vari della ricerca etnomusicologica. Il primo volume della collana è stato dedicato proprio alla musica nel continente africano. Giorgio Adamo, nella prefazione – qui tradotta dall’inglese – spiega in questi termini il carattere del libro, Music traditions, change and creativity in Africa, curato insieme ad Alessandro Cosentino, e che contiene scritti di Gerhard Kubik, Moya A. Malamusi, Francesco Giannattasio, Serena Facci e altri:

Nel febbraio 2014 ho organizzato un seminario internazionale a Roma sul tema delle dinamiche musicali e della creatività in Africa. L’idea è nata da un legame duraturo con Gerhard Kubik e Moya A. Malamusi, oltre che dalla mia esperienza personale, sia all’Università di Vienna che nella ricerca sul campo che ho condotto insieme a Moya, in Malawi. Grazie ad un progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca italiano, dedicato allo studio delle dinamiche di cambiamento musicale, soprattutto nella musica di tradizione orale, ho invitato colleghi e amici stranieri, particolarmente attivi nell’area dell’Africa orientale, a scambiare riflessioni con studiosi italiani che hanno avuto qualche esperienza sul campo nella stessa area. Il tema e l’approccio sono stati fortemente influenzati, almeno dal mio punto di vista, dall’attenzione alle dinamiche culturali e sociali, con particolare attenzione alla creatività degli individui, che Gerhard Kubik aveva sostenuto come necessario da molti anni.